Le muffe sono funghi microscopici che si sviluppano soprattutto dove c’è umidità. Producono tossine che, nella maggior parte dei casi, non hanno effetti sulla salute. Alcune specie, però, sono pericolose poiché generano micotossine che possono causare malattie gravi.
Quando si elimina la parte ammuffita da un cibo, bisogna sapere che, al suo interno, rimangono tracce invisibili che potrebbero costituire un rischio.
Più a rischio il pane, meno il formaggio stagionato
Uno studio effettuato dalla rivista Salvagente ha evidenziato che la concentrazione maggiore di muffe si ha nel pane che andrebbe sempre gettato, oltre a sanificare il contenitore. Nel caso di formaggi stagionati, è invece sufficiente eliminare la parte ammuffita, mentre per i latticini freschi meglio gettare il prodotto (quando c’è molta acqua, le tossine si propagano rapidamente).
Occhio alla marmellata light
Per le marmellate tradizionali, il rischio è limitato poiché l’abbondante quantità di zucchero inibisce la formazione di tossine. In generale, una piccola traccia di muffa non è dannosa e, quindi, basta toglierla. Non è così per le confetture a basso contenuto di zucchero in cui la muffa ha a disposizione un ambiente ideale per proliferare. Bisogna gettarla certamente.
La cottura serve a bonificare l’alimento?
La maggior parte delle muffe non sopporta le temperature elevate, quindi, viene distrutta dalla cottura, ma non è una regola sempre valida.
Gli studi riportano che una pastorizzazione a 150°C è in grado di ridurre solo il 20% delle tossine sviluppate nella frutta. Contando che si tratta di temperature che non si raggiungono in casa, meglio evitare di cuocere frutta in cui si è tolta la parte ammuffita.