Alzi la mano chi non ha mai ceduto alla spinta irrefrenabile verso cioccolato, dolcetti e brioches. Tutte in clinica a curarsi! E non è uno scherzo. Accade all’Harmony Addictions Clinic Group, dove esiste il primo programma al mondo dedicato alla disintossicazione da carboidrati e zuccheri. Secondo i responsabili del Centro, infatti, l’abuso di zuccheri attiverebbe le stesse aree cerebrali coinvolte dal consumo di droghe. Qui, la dipendenza da carboidrati è trattata come una dipendenza da sostanze psicotrope. La prima settimana è difficilissima perchè si soffre di astinenza, voglie e pensieri ossessivi. Poi l’umore incomincia via via a stabilizzarsi, si sta meglio e si perde persino peso. Ma davvero esiste la dipendenza da zuccheri? Come si può affrontare?
La questione non è nuova. Gli esperti di tutto il mondo si sono accorti che troppi zuccheri fanno male e possono creare addiction: più ne ingeriamo, più ne vogliamo. Ma non tutti gli esperti sono concordi con la teoria della dipendenza psicologica. Più verosimile (e scientificamente dimostrata) è la teoria dell’“iperpalatabilità”: alcuni cibi, come per esempio le barrette di wafer ricoperte di cioccolato, hanno un mix perfetto tra zucchero, aromi e grassi che procura un piacere simile ad altri stimoli gratificanti come il sesso, la droga, il tabacco e l’alcol. E’ questa combinazione tra consistenza e sapore a rendere alcuni cibi davvero irresistibili, scatenando una dipendenza vera e propria: il vostro cervello ricorderà la sensazione di benessere provata, tanto che vi farà venire l’acquolina in bocca già solo alla vista o sentendo il rumore della confezione che si apre («inconfondibile!», lo definirete una volta entrati nel tunnel). Se vi succede, ne siete “drogati”. La controprova? Il solo immaginare uno di questi cibi – in genere snack – fa salire i livelli di dopamina nel cervello e il vostro corpo sarà percorso da brividi di piacere anticipatorio.
Ecco come riconoscere i sintomi
Tra le sugar-addicted passate per questa clinica c’è Karen Thomson, modella laureata in pisicologia, oltre che nipote di Chris Barnard, il medico pioniere dei trapianti di cuore. “Sentivo costantemente il bisogno di dolci e carboidrati, soprattutto nelle situazioni di stress emotivo” ha rivelato. “Andavo al supermercato come se stessi andando a rifornirmi da uno spacciatore! Era una dipendenza subdola da cui non riuscivo a uscire.” Karen, oggi, ha la consapevolezza di ciò che le è successo, ma molti sottovalutano il problema: le linee guida dell’OMS suggeriscono che gli zuccheri non debbano superare il 10% delle calorie quotidiane, eppure, ne consumiamo in media, 70 grammi al giorno, l’equivalente di 14 zollette. Non ce ne accorgiamo perché consideriamo come zucchero solo quello aggiunto, senza pensare a quello nascosto in tantissimi cibi di uso commune (vedi box). A risentirne non è solo anche la linea, ma anche l’umore e il metabolismo degli zuccheri con conseguente rischio diabete.
Zucchero: tutta l’amara verità!
Il tranello principale dello zucchero non sono tanto le calorie (un grammo apporta solo 4 calorie contro le 9 della stessa quantità di grassi), ma il suo alto indice glicemico ovvero la rapidità con cui aumenta il valore del glucosio nel sangue, destabilizzando il tono dell’umore e il metabolismo. Peggio ancora se lo consumate con lo stomaco vuoto: in questo caso, l’assorbimento degli zuccheri è rapidissimo così come è rapidissima l’azione dell’insulina che spinge l’organismo a trasformarli in grassi di deposito. Se i picchi di glicemia/insulina avvengono troppo spesso durante la giornata, nel tempo, rischiate di accumulare un chilo via l’altro come in un pallottoliere (anche se mangiate poco) e andrete incontro a sbalzi di umore ingestibili. Quando gli zuccheri salgono, voi sarete up, e quando scendono sarete down, con un effetto simile alle montagne russe. Terribile.
Low sugar, ma non low carb…
Ma attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio: distinguiamo i carboidrati integrali da quelli raffinati. Pasta, pane e cereali INTEGRALI sono la principale fonte di energia per l’organismo e ci danno le preziose vitamine del complesso B, ovvero le chiavi che permettono agli alimenti di essere trasformati in energia: non a caso, devono rappresentare il 45-50% circa delle nostre calorie giornaliere. FONDAMENTALE è scegliere le varietà integrali: mantengono la fibra e i micronutrienti come vitamine e minerali che, in genere, si perdono con la raffinazione. I prodotti con farine bianche e ricchi di zuccheri semplici andrebbero ridotti al minimo: bastano quelli presenti nella frutta.
Occhio alla fame emotiva
E rinunciare totalmente ai dolci? Giammai! Sarebbe una scelta estrema, oltre che poco realistica. Del resto, è ormai acquisito che i fattori psicologici, in fatto di cibo, sono importanti quanto i nutrienti che mettiamo nel piatto. L’importante è imparare a capire se dietro l’impellente bisogno di zuccheri e carboidrati si nascondano emozioni come stress, noia, malinconia, bisogno d’affetto, etc. In questo caso, si tratta di «fame emotiva». Questo è l’altro nemico da combattere nella battaglia contro gli zuccheri e i chili di troppo. Una valida strategia è quella di non saltare mai i pasti: fatene tre al giorno, completi e sani, e lasciate lo spazio per due piccoli spuntini: così non andrete mai in debito di energia e allontanerete la voglia di zuccheri.
Morale? Nessun divieto tassativo e nessun atteggiamento punitivo. Smettere del tutto, come si può fare con tabacco o alcol, nel caso del cibo non ha senso: meglio rinunciare gradualmente a quello più «pericoloso» e imparare un’alimentazione corretta. Negli Stati Uniti stanno pensando varie soluzioni per mettere un freno ai cibi-droga, anche se i detrattori non mancano: la Corte Suprema di New York, per esempio, ha bocciato la proposta di divieto di vendita di bibite extra-large (una cola di due litri può contenere fino a 800 calorie). La strada sembra lunga e difficile, ma se pensate a com’è cambiato in pochi decenni l’atteggiamento verso il fumo, anche l’impossibile può diventare possibile. Voi, intanto, metteteci del vostro!
SUGARSHOCK: Smaschera lo zucchero nascosto
Talvolta è nascosto in moltissimi alimenti, anche quelli più insospettabili. E’ dentro il pan carrè, i sughi, le salse, le bibite e in molti altri prodotti. Leggete qui!
In un etto di… | Ci sono…. |
Pane (rosetta o michetta) | 1 zolletta e 1/2 |
Pizza margherita | 2 zollette e 1/2 |
Piselli | quasi 1 zolletta |
Carote | 1 zolletta e 1/2 |
Cipolline in agrodolce | 2 zollette |
Conserva pomodoro | 4 zollette |
Peperoni rossi e gialli | 1 zolletta |
Olive | 1 zolletta |
Latte | 1 zolletta |
Ketchup | 4 zollette e 1/2 |
Salsa soia | 1 zolletta e 1/2 |
Birra | 3/4 zolletta |
(Unità di misura: Una zolletta da 5 grammi. I cibi si riferiscono a 100 g)
Bevi light, ma senza esagerare!
Allo zucchero occulto presente in molti alimenti, si aggiunge quello di bibite e succhi. Un po’ di numeri? Una bibita gassata in lattina contiene 33 grammi di zucchero, pari a quasi 7 zollette di zucchero, per la bellezza di 140 calorie. Se ve ne ne scolate due, buttate giù le calorie di un trancio di pizza! Senza, però, alcun nutriente sano. Per dare un taglio a questo zucchero inutile, ci sono le versioni light, a zero calorie, per merito dei dolcificanti. Anche qui, però, nulla è scontato: vanno benissimo, ma attenzione a non abusarne. Se esagerate, si altererà via via la vostra percezione del sapore, con un effetto boomerang: vi abituerete a gusti dolci molto decisi e sarete spinti a consumare più cibi zuccherini. Quanto ai succhi di frutta 100% senza zuccheri aggiunti, il discorso non cambia: hanno comunque l’8-10 per cento di zucchero proveniente dalla frutta. E non è poco.