Per alcuni è un rimedio di emergenza quando il frigo è vuoto. Per altri è un ingrediente chiave per fare il pieno di proteine, in modo veloce e gustoso. Ormai le tecniche di conservazione sono talmente evolute che il tonno in scatola ha sapore e valori nutrizionali simili a quello fresco. Con i suoi 25 grammi di proteine “nobili” per 100 grammi di prodotto copre 1/3 circa del fabbisogno proteico quotidiano di una donna di 60 kg. Il tutto in pochissime calorie: si va dalle 103 di quello al naturale alle 195 per il sott’olio sgocciolato.
Come “disarmare” l’eccesso di sale
L’unico vero difetto di questo prodotto è il quantitativo piuttosto elevato di sale, necessario per la conservazione. Non è quindi indicato per chi vuole seguire una dieta anticellulite o drenante. Il sodio è il nemico acerrimo in questi casi! Per compensare questo eccesso, va abbinato a tanta verdura fresca, fonte di potassio, il minerale antagonista che, invece, favorisce la diuresi. Per questo, non va mai aggiunto sale alle insalatone con tonno.
Davvero il pinna gialla è il più pregiato?
In natura esistono varie specie di tonno, ma solo alcune sono usate per le conserve. Sebbene non sia obbligatorio dichiarare la specie utilizzata, molte aziende iniziano a farlo. Il migliore è il Thunnus Thynnus, un tonno dalle carni rosa, chiamato anche ‘tonno rosso’. Subito dopo viene l’Alalunga caratterizzato da carni bianche, seguito dall’Albacares chiamato anche Pinna gialla. Il più scadente è Thunnus Eutynnus pelarnis, mai dichiarato sulle confezioni perché più scadente: se vi imbattete in una scatoletta low cost contenente tonno con carni scure e sapore amarognolo, ecco scovato il motivo!