Il suo successo deriva, in buona parte, dalla storia suggestiva che viene raccontata. Si narra, infatti, che i semi siano stati ritrovati in una tomba egizia a metà del secolo scorso, da qui la denominazione di “grano del faraone”. Peccato che le cose non stiano proprio così.
Viaggio tra leggenda e marketing
Kamut non è affatto il nome di un cereale antico come lo sono invece il grano Rieti o il Senatore Cappelli, ma semplicemente il marchio registrato dalla società statunitense ‘Kamut International’ per la varietà di frumento Khorasan che tutti possono seminare, in tutto il mondo (esistono circa cento linee di grano khorasan). Per esempio, una varietà di grano Khorasan, chiamata il Saragolla, si coltiva tra Lucania, Sannio e Abruzzo. L’unica a poter vendere e distribuire i prodotti con il nome di Kamut è l’azienda proprietaria del marchio, per il quale ha fatto un’abile strategia di marketing.
Non è un’alternativa per i celiaci!
Essendo una varietà di frumento non può essere consigliato a chi soffre di allergie al frumento né tanto meno ai celiaci perché contiene glutine, in alcuni casi, anche in misura superiore a quello di altre varietà di frumento.
Ma è davvero più sano?
Si tende a considerarlo un prodotto di eccellenza e, sebbene mostri valide caratteristiche nutrizionali come un elevato contenuto di proteine (circa 14 g per 100 g) e una buona percentuale di beta-carotene e di selenio, non si differenzia molto dai grani antichi italiani meno costosi come il farro monococco (il primo cereale coltivato dall’uomo), il Timilia siciliano, il Verna toscano, il Gentil Rosso nell’Emilia Romagna, il Solina dell’appennino centrale, il Rieti, il Maiorca, il Russello e lo Strazzavisazza. Cercateli e gustateveli, a km zero!