Sia chiaro, un certo numero di persone soffre davvero di intolleranze alimentari: 600 mila hanno una diagnosi certa di celiachia e il 40 per cento della popolazione ha problemi con il lattosio, anche se in buona parte – come suggerisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare – si tratta di una mancanza ‘relativa’ dell’enzima lattasi che consente di assumerne quotidianamente 12 grammi (un bicchiere di latte), senza avvertire disagi. Anzi, consumare ogni giorno piccole quantità di latticini, nel tempo, può migliorare la situazione.
Le intolleranze: e se fossero l’effetto di diete scorrette?
La verità è che l’intolleranza – in molti casi – non è la causa del problema, ma l’effetto! La cattiva digestione/metabolizzazione di alcuni cibi è spesso, la conseguenza di un’alimentazione scorretta protratta negli anni (saltare i pasti, mangiare cibi confezionati e pieni di additivi, masticare poco e non portare a tavola sufficienti quantità di vegetali) che altera l’ecosistema intestinale e porta l’organismo a sviluppare malessere.
Credersi intollerante è peggio che esserlo!
Eliminare senza motivo latticini e glutine può dare un’iniziale sensazione di miglioramento perché si alleggerisce il lavoro gastrico, ma l’insidia è dietro l’angolo. Tutti i regimi alimentari che escludono, a priori, intere categorie, peggiorano la situazione di partenza: non c’è sistema migliore per innescare problemi con un cibo che abolirlo! Quando la dieta abituale si riduce a pochi cibi, la flora batterica intestinale perde la capacità di adattamento, gettando le basi a infiammazione e danni metabolici.